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Megolo, l’insegnamento che regge il tempo

2025-02-18 08:34

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Resistenza, Note a margine, Marco Travaglini, ANPI Giambone, Liberazione, Megolo, Fascismo, Nazismo, Val d’Ossola,

Megolo, l’insegnamento che regge il tempo

Si è da poco celebrato l’81° anniversario della battaglia di Megolo, piccola frazione di Pieve Vergonte in val d’Ossola, ricordando i dodici caduti del Cortavolo. E’ legittimo chiedersi cosa siano in grado di trasmettere oggi quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944. Innanzitutto va ricordato che non si tratta di una vicenda riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta e a tutti gli altri dieci – dopo più di otto decenni, non sono diventati muti, relegati a storie antiche e polverose. La stessa presenza alle celebrazioni e il continuo riferimento a ciò che accadde in quei gelidi giorni invernali ci avverte che, in qualche modo, i protagonisti di allora parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo e il nazismo. Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani e truppe tedesche affiancate dai militi fascisti delle brigate nere. Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, combatterono a viso aperto e morirono uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita a un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso l’opposizione al fascismo e il bisogno di riconquistare con azioni di resistenza il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più soggiogato dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda è tutto racchiuso in questo. Ed è un segno che non si usura col tempo, non diventa opaco, non sbiadisce. Le vicende del Capitano Beltrami e dei suoi undici compagni di lottaci rappresentano un insegnamento attuale che regge il tempo, perché furono capaci di mettersi in gioco e rischiare tutto per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora perché oggigiorno quel bisogno di unità nella responsabilità, di cambiamento democratico e inclusivo, di giustizia sociale ed economica, e d’uguaglianza nelle opportunità derivanti da regole condivise di tutti e per tutti, è terribilmente attuale. Il nostro paese ha bisogno di questo. Il dovere della memoria può aiutare a trovare parole, gesti e le necessarie azioni per provare, una volta di più, a renderlo migliore e più giusto.


Marco Travaglini



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