Carla Nespolo, l'orgogliosa tenacia della memoria
Prima donna a ricoprire la carica di presidente dell’ Associazione Nazionale Partigiani d’Italia “ha dedicato il proprio impegno a contrastare - anzitutto sul piano culturale, educativo, civile - tutte le forme di violenza, di xenofobia, di razzismo che possono attecchire nelle pieghe della società”. Con queste parole di cordoglio che inviò il Presidente Mattarella alla famiglia di Carla Nespolo e all’Anpi si può riassumere il profilo di questa tenace piemontese, nata a Novara il 4 marzo del1943, il giorno prima dell’inizio alla Fiat degli scioperi antifascisti che si estesero in tutto il triangolo industriale. La sua era stata una famiglia di oppositori del regime e lo zio Amino Pizzorno (nome di battaglia Attilio) fu tra i primi organizzatori delle formazioni partigiane in Liguria e assolse poi i compiti di comandante e di commissario politico nella 6ª Zona operativa tra Piemonte e Liguria. Trasferitasi ad Alessandria si laureò in pedagogia. Insegnò a lungo al liceo scientifico “Galilei” e ricoprì negli anni Settanta incarichi pubblici come giovane consigliera provinciale e successivamente assessora provinciale ad Alessandria. Una vita intensa, scandita dall’impegno politico e civile, che è bene ricordare. Dal 1976 al 1983 fu deputata per due legislature e dal 1983 al 1992 senatrice per altre due nelle file del Pci (Pds dal ’91). Si era occupata soprattutto di scuola, dei diritti delle donne, di lavoro e ambiente. Il suo legame con il territorio alessandrino era molto forte e nel 2004 divenne Presidente del locale istituto storico della Resistenza. Nel novembre del 2017 venne eletta alla presidenza nazionale dell’Anpi. Un evento importante, senza precedenti. Prima donna e prima presidente non partigiana, raccoglieva il testimone dalle mani del carismatico Carlo Smuraglia. E’ stato scritto che “la Resistenza non è solo memoria; è, deve essere produzione di un presente che le somigli”. Carla Nespolo, donna forte, libera e coraggiosa interpretò con coerenza questo assunto, declinando la memoria in chiave contemporanea. Appena eletta chiarì subito un punto: “ I nostri avversari dicevano che senza più partigiani l’Anpi non serve. E invece serve a continuare una memoria che non è retorica, ma lotta per la costruzione di un paese migliore”. Un impegno tenace, appassionato che venne così ricordato dall’Anpi provinciale di Torino nel saluto alla “comandante” che li aveva guidati “con grande sapienza, passione, intelligenza politica e culturale nel solco pieno della grande tradizione di autorevolezza ed eredità attiva dei valori e principi della Resistenza che ha contraddistinto la nostra Associazione fin dalla sua nascita. Non dimenticheremo mai il suo affetto nei confronti di tutti noi, la sua presenza continua anche negli ultimi mesi, durissimi, della malattia”. Negli ultimi anni proseguì nell’apertura dell’associazione ai giovani, evitando di ridurre la “memoria a oggetto da museo”, usandola per affrontare i mali del presente. In primo luogo quel razzismo che ha visto diffondersi e crescere negli ultimi anni. “Il razzismo è la radice del nazismo e del fascismo”, ripeteva. Un concetto ripreso da Don Luigi Ciotti che ne ricordò alle esequie anche “l’impegno a esistere per resistere, per ribellarsi all’agonia di vite prive d’ideali, sedotte dagli idoli del “mercato” e complici indirette delle sue ingiustizie”.
(Vauro su Carla Nespolo)
In una delle sue ultime interviste, ragionando sull’uscita dall’emergenza Covid, sosteneva come si dovesse “progettare un mondo migliore, meno inquinato, con maggiore giustizia sociale e maggiore solidarietà”. Aggiunse come in contenuti stessi della Carta Costituzionale offrissero una bussola d’orientamento precisando che “ricominciare dalla Costituzione vuol dire esattamente non ricominciare come prima”. Carla Nespolo, nell’arco della sua vita e quasi quotidianamente negli ultimi anni, ripropose con energia il tema dell’apertura ai giovani e del loro pieno coinvolgimento per affermare quei valori che rappresentavano “il cuore democratico del nostro paese”. Intervenendo a Milano alla manifestazione per il 50° anniversario della strage di Piazza Fontana ricordò quanto fosse “importante impegnarsi per la trasmissione della memoria. Non solo per il doveroso ricordo di chi non c’è più ma per capire che il mostro del fascismo e della eversione è sempre dietro l’angolo e bisogna combatterlo, ogni giorno”. Citando la senatrice Liliana Segre fece proprio il suo monito rivolgendosi ai giovani: “Siate, ragazzi, le sentinelle della memoria”. E questo rimane il suo lascito, il testamento morale di una donna che ha saputo essere coerentemente una “partigiana dell’epoca presente”.