Don Benevelli, prete partigiano

Don Aldo Benevelli, il prete partigiano nel 2017 a 93 anni, era una personalità importante della Resistenza e dell’antifascismo cuneese. Nato a Monforte d’Alba il 29 dicembre 1923, fin da giovane entrò nella Gioventù Italiana dell’Azione Cattolica e dopo l’8 settembre ’43 si unì ai partigiani, diventando responsabile del Servizio X delle Divisioni Rinnovamento guidate dal capitano Piero Cosa e dall’avvocato Dino Giacosa. Il 19 settembre 1943 era a Boves per soccorrere i feriti e raccogliere le salme della ventina di assassinati nella prima rappresaglia nazista. Dopo alcuni tentativi falliti, la Gestapo lo arrestò e Benevelli subì la sorte degli interrogatori inumani riservati da SS e Brigate nere, ma riuscì a sopravvivere e partecipare alla presa della città di Cuneo. Il 25 agosto 1945 partecipò all’uscita del primo numero del settimanale cattolico cuneese La Guida e da allora entrò a far parte della redazione, anche come vice direttore. L’esperienza della violenza e dell’odio maturarono la sua vocazione. Il 27 giugno 1948 venne ordinato sacerdote e iniziò l’insegnamento all’istituto Bonelli, poi al Grandis a Cuneo. Nel 1971 avviò la Caritas diocesana del cuneese, svolgendo attività sociale nelle carceri di Cuneo e Fossano, aprì corsi di alfabetismo per i detenuti, promosse scuole serali per lavoratori, la mensa degli operai, le colonie montane e marine. Nel 1966 aveva fondato l’associazione internazionale volontari laici, che in oltre mezzo secolo ha realizzato interventi e progetti in una dozzina di paesi, in Sud America, Africa ed Europa. Nel 1980, per affrontare la drammatica situazione della formazione ai problemi del Terzo mondo, fondò l’Università Internazionale della Pace Giorgio La Pira. Fra i tanti altri progetti che lo videro protagonista ci fu anche l’ideazione e l’organizzazione della Carovana della Pace da Cuneo a Boves. Una figura molto importante del clero e della società civile cuneese che monsignor Piero Delbosco, vescovo di Cuneo e Fossano ricordò su Avvenire come “un sacerdote combattivo, uno spirito libero che ha incarnato il suo ministero a favore dell’annuncio”.

Marco Travaglini