Emanuele Artom e i suoi diari

Emanuele Artom era nato ad Aosta il 23 giugno 1915 e morì per le torture subite nelle carceri di Torino il 7 aprile 1944. Appartenente a una famiglia d'intellettuali ebrei aperta agli ideali di libertà e giustizia, si era laureato a pieni voti e con lode in lettere all'Università di Milano con una tesi di argomento ebraico dal titolo Il tramonto degli Asmonei. Non poté tuttavia dedicarsi, come avrebbe voluto, all'insegnamento non avendo mai aderito alle organizzazioni fasciste e subendo le discriminazioni introdotte con l'adozione delle leggi razziali. Si dedicò così alle ricerche storiche, collaborando al Grande dizionario enciclopedico della UTET, traducendo per l'Einaudi Le storie di Polibio e Il secondo libro di Erodoto. Nonostante le persecuzioni razziali e l’entrata in guerra dell’Italia si rifiutò di riparare in Svizzera e nel maggio del 1943 si iscrisse al Partito d'Azione. Subito dopo l'armistizio, assumendo la falsa identità di Eugenio Ansaldi, entrò a far parte della Resistenza come delegato azionista in una formazione garibaldina di Barge guidata da Pompeo Colajanni, il comandante Barbato. Successivamente diventò commissario politico delle bande Italia Libera in Val Pellice e in Val Germanasca. Durante un rastrellamento Artom cadde nelle mani dei fascisti e venne imprigionato nelle carceri di Luserna San Giovanni. Un fascista, al quale aveva salvato la vita, lo denunciò come ebreo e la sua condizione si fece ancora più drammatica. Le torture alle quali venne sottoposto non bastarono a strappargli informazioni sulla Resistenza, così il 31 marzo del 1944 Emanuele Artom fu trasferito alle Nuove di Torino, nel cosiddetto "braccio" tedesco. Le sevizie che i suoi aguzzini gli inflissero ne causarono la morte. I fascisti si liberarono del cadavere che non fu mai ritrovato e che forse venne sepolto sulle rive del torrente Sangone. Una brigata partigiana operante nel Comasco, quando si seppe della sua morte, ne assunse il nome. Nel dopoguerra il comune di Torino gli dedicò una via a Mirafiori Sud; la comunità israelitica torinese gli ha intitolato una scuola media ebraica mentre l'Università di Torino lo ricorda con una lapide, collocata nella biblioteca della Facoltà di Lettere. Una parte del diario di vita partigiana di Emanuele Artom è stata pubblicata, nel 1954, col titolo Artom - Tre vite. Più completo, nel 1966, col titolo Emanuele Artom - Diari, il volume del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano. Questo diario, giudicato da un punto di vista sia letterario sia storico-documentario, è uno dei migliori testi della memorialistica partigiana di cui possiamo disporre, nonché una testimonianza eccezionale dell'impatto della persecuzione razziale sul mondo ebraico italiano. Le stesse parole di Emanuele Artom lo confermano. “Certe volte penso che questo mio diario – scriveva – in futuro sarà una interessante testimonianza, anche perché credo che pochi siano i partigiani che lo tengono con tanta assiduità e, d’altra parte, per ovvie ragioni si scrivono poche lettere confuse e prive di notizie politiche”. Nel 2008 questo lavoro venne pubblicato per la prima volta in edizione integrale con il titolo Diari di un partigiano ebreo (ed. Bollati Boringhieri, a cura di Guri Schwarz, che arricchì il testo con un importante saggio biografico). Il diario è composto di due parti. La prima riguarda il periodo dal gennaio 1940 al 10 settembre 1943, offrendo una lucida testimonianza sulla persecuzione razziale a Torino, sui bombardamenti alleati e sui loro effetti sulla popolazione. Si sofferma, inoltre, sui rivolgimenti sociali nel periodo compreso tra la caduta di Mussolini e l'occupazione tedesca. La seconda parte, dal novembre 1943 alla fine del febbraio 1944, riguarda invece l'esperienza partigiana di Artom. Come affermò Norberto Bobbio “questi diari sono un documento eccezionale della guerra partigiana [...] danno una rappresentazione immediata, senza abbellimenti retorici, senza riflessioni postume della vita di una piccola banda”. Ogni anno si svolge a Torino la marcia antifascista dedicata ad Artom con le Comunità Ebraiche di Torino, di Casale Monferrato e Vercelli e la Comunità di Sant’Egidio impegnate a far riflettere sulle illuminanti parole dei suoi diari per trarne ispirazione e soprattutto un impegno civile nella società di oggi.

Marco Travaglini