Gino Bartali salvò la vita agli ebrei

Grande campione sui pedali e nella vita, a Gino Bartali venne riconosciuto il titolo di Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem, il memoriale delle vittime ebree dell'olocausto fondato di Gerusalemme, per la sua vicenda umana straordinaria. E’ documentato come il famoso Ginettaccio , nato a Ponte Ema, un sobborgo di Firenze, nel 1914 e scomparso nel 2000, durante il fascismo salvò centinaia di ebrei dal rischio deportazione.. Il campione delle due ruote divise l'Italia sportiva nella sana rivalità con il piemontese Fausto Coppi e  vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937 e 1946) e due Tour de France (1938 e 1948). Grazie alle ricerche negli archivi francesi e italiani, e all'ascolto di testimoni e familiari, emerse l’impegno concreto e generoso con il quale contribuì, correndo grandi rischi, a salvare in silenzio centinaia di ebrei. Notissimo oltre che per le imprese sui pedali anche per le memorabili e fulminanti battute, condite con l’immancabile “l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare”, questa vicenda portò alla luce anche la sua grandezza umana. Il ciclista salvò molte famiglie ebree nascondendole in cantina, rischiando le reazioni delle SS e dei repubblichini ed usò persino il tubolare della sua bicicletta per nascondere i documenti falsi da far pervenire a monasteri e conventi dove queste famiglie avevano trovato rifugio. Documenti che consentirono la fuga di centinaia di ebrei destinati ai campi di sterminio. La sua notorietà gli consentiva una grande libertà movimento con cui poteva operare in silenzio e in modo efficace. Quella di Gino Bartali fu una straordinaria prova di altruismo della quale non si vantò mai, e  questo lo rende ancora più grande nella memoria.


Marco Travaglini