Il male viene quasi sempre dall’ignoranza

Lourmarin, nel parco del Luberon, è uno degli angoli più affascinanti della Provenza. In questo borgo, considerato tra i più belli di Francia, è sepolto Albert Camus. Il piccolo camposanto del paese dove l’autore de “Lo straniero” e “La peste” visse i suoi ultimi anni è circondato da vecchie mura. Attorno, campi di lavanda. Le lapidi sulle tombe riportano moltissimi cognomi di origine italiana che tradiscono origini piemontesi e liguri. La tomba di Camus è essenziale come la sua prosa. Una semplice pietra grigia con scritto, in stampatello, “Albert Camus 1913-1960”.Attorno qualche brandello di arbusti sempreverdi, un oleandro lasciato crescere a dismisura, qualche fiore rinsecchito, delle matite e un mazzetto di lavanda. Al suo fianco riposa la moglie, Francine Faure. Una sua frase famosa, “Io mi ribello, dunque esisto”, riassume in sintesi la sua personalità. Romanziere, saggista, drammaturgo, giornalista e resistente antinazista Albert Camus rappresenta in pieno l’immagine dell’intellettuale francese del dopoguerra. Nel 1957 gli venne assegnato  il premio Nobel per la  letteratura. Aveva 43 anni, il più giovane letterato mai insignito a Stoccolma. Tre anni dopo, il 4 gennaio del 1960, mentre rientrava in auto a Parigi con Gallimard, il suo editore, fu vittima di un incidente d’auto. Non aveva nemmeno cinquant'anni e tanto ancora da dire e da scrivere. Oggi, nell’epoca della simultaneità e dei social media, non si legge più molto. Varrebbe forse la pena riflettere su uno dei moniti di Camus e farne tesoro: “il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione”.

Marco Travaglini