Il prete che salvò lo zio di Primo Levi
“Quattro ore nelle tenebre”, libro scritto da Paolo Mazzarello e pubblicato da Bompiani, racconta la vicenda di don Luigi Mazzarello (che non ha legami di parentela con l’autore che, oltre ad essere uno scrittore, è docente di storia della medicina all’Università di Pavia e medico neurologo), nominato nel 2012 “Giusto fra le nazioni” dallo Yad Vashem in Israele per aver nascosto e salvato quattro persone di religione ebraica, tra le quali Enrico Levi, zio dell’autore di “Se questo è un uomo”. Le vicende narrate nel libro, in gran parte storicamente accertate e scritte con un ritmo narrativo da romanzo, si svolgono tra il 1943 e il 1945 nell’alto Monferrato alessandrino, precisamente nell’antico santuario della Rocchetta a Lerma, fra Gavi e Ovada, e successivamente nella zona attorno al monte Tobbio, la montagna posta al centro del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. Le famiglie ebree, dopo l’armistizio dell’8 settembre e l’occupazione militare tedesca della penisola, non erano al sicuro e iniziarono le deportazioni e le uccisioni,a partire dalla strage del Lago Maggiore, la prima in assoluto e la più grave dopo quella delle Fosse Ardeatine. I coniugi Enrico Levi e Lisa Vita Finzi, lui zio di Primo Levi e lei zia di Emanuele Luzzati, e i fratelli Gastone e Valentina Soria cercarono rifugio a Lerma nel santuario di Nostra Signora delle Grazie, posto su uno sperone di roccia sul torrente Piota, primo Appennino ligure, nell’Ovadese. Lì incontrano don Luigi Mazzarello che riuscirà con abilità a resistere alle intimidazioni dei nazifascisti e a salvare la vita delle persone che si erano affidate a lui, nascondendole nella canonica e nella cripta del Santuario, destinata alle tombe dei marchesi Spinola di Lerma. L’intera vicenda si svolge mente sulle montagne circostanti si consumava l’eccidio della “Benedicta”. Il 7 aprile del ’44 ingenti truppe nazifasciste circondarono l’ex monastero benedettino della Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani. Il rastrellamento proseguì per tutto il giorno e nella notte successiva. Molti resistenti, sfruttando la conoscenza del territorio, riuscirono a filtrare tra le maglie del rastrellamento, ma per centinaia di loro compagni non ci fu scampo. In diverse fasi vennero fucilati 147 partigiani, altri caddero in combattimento; altri ancora, fatti prigionieri, furono poi fucilati il 19 maggio al Passo del Turchino. Più di quattrocento partigiani furono catturati e avviati alla deportazione, quasi tutti a Mauthausen e molti lasciarono la vita nei campi di concentramento. “Quattro ore nelle tenebre” ricostruisce le vicende di quei mesi drammatici e la straordinaria figura di questo parroco poco convenzionale, intelligente e coraggioso che contribuì a tenere viva una speranza e una possibilità di riscatto in uno dei momenti più difficili e bui della storia.
Marco Travaglini