La città vuota, Pola 1947. Un Dvd per raccontare l’esodo istriano
Nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo è giusto riparlare del Dvd “La città vuota. Pola 1947. Il suo esodo e la sua storia”. Il filmato, corredato da un interessante materiale storiografico, venne predisposto qualche anno fa dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese in collaborazione con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, la sezione torinese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’Istituto Luce - Cinecittà e la Fondazione Vera Nocentini. Soggetto, testi e ricerche erano di Enrico Miletto, regia e montaggio di Giulia Musso mentre il coordinamento dell’iniziativa venne affidato a Riccardo Marchis dell’Istoreto.
Il principale destinatario della documentazione visiva fu il mondo scuola al quale veniva in particolare affidato il compito di diffondere la conoscenza dell’esodo giuliano dalmata. I fatti narrati sono molto importanti. Tra il dicembre 1946 e il marzo 1947 circa 28.000 dei 32.000 abitanti di Pola abbandonano la città dirigendosi lungo le sponde italiane del Mare Adriatico. A trascinarli via dalle loro case fu la notizia dell’imminente firma del Trattato di Pace di Parigi che, oltre a Pola, avrebbe assegnato alla Jugoslavia di Tito anche Fiume, Zara e quasi tutta la restante parte dell’Istria. Un flusso imponente che costituì uno dei momenti più rappresentativi, anche sul piano simbolico, dell’esodo giuliano-dalmata. Attingendo dal prezioso patrimonio dei cinegiornali dell’Istituto Luce, intrecciato con documenti d’archivio, immagini e contributi letterari, il documentario ripercorre le vicende dell’esodo da Pola e quelle legate all’arrivo, all’accoglienza e alla difficile integrazione dei suoi esuli sul territorio italiano, inserendole nella cornice degli spostamenti forzati di popolazione che disegnano il frastagliato scenario dell’Europa post-bellica. Un lavoro importante, idoneo a celebrare nel miglior modo possibile il Giorno del Ricordo, cogliendo i riflessi e le sfumature di una delle pagine più drammatiche della storia italiana. Ancora oggi quel documento rappresenta una riuscita iniziativa culturale che aiuta a comprendere e collocare in modo corretto quella drammatica vicenda storica nel contesto del travagliatissimo dopoguerra, sottraendola a letture di parte per promuovere quei valori fondanti che costituiscono le basi indiscusse di una società democratica che ripudia silenzi, omissioni e speculazioni.
Marco Travaglini