L’Excelsior, l’aeroporto partigiano tra le colline astigiane

Quasi ottant'anni fa, tra le colline astigiane di Vesime, sulla sponda destra del Bormida in prossimità del ponte di Perletto, atterrava il primo velivolo sulla pista dell’Excelsior, l’aeroporto partigiano. Faceva freddo quel 17 novembre del 1944 che tra l'altro, costringendo gli scaramantici a incrociare le dita, cadeva di venerdì. La pista, costruita su un campo agricolo e lunga inizialmente novecento metri, venne realizzata con l’ingegno e il lavoro di partigiani, contadini e abitanti della zona. Da quel venerdì e nei cinque mesi che seguirono fino alla Liberazione, sulla pista dell’Excelsior atterrarono quattro Lysander, un B-25 Mitchell e un C47 Dakota. Il campo d’atterraggio, unico in Italia e tra i pochi — forse due o tre, non di più — in tutta Europa, venne immaginato dagli inglesi del SOE — l’Esecutivo Operazioni Speciali voluto da Churchill — con lo scopo di favorire l’ arrivo delle missioni alleate e il trasporto di feriti nell’ Italia libera, un pò come fecero i partigiani jugoslavi del maresciallo Tito. A mettere in atto l’impresa furono gli uomini della seconda divisione autonoma Langhe, i fazzoletti azzurri badogliani al comando di Piero Balbo detto “Poli”, coadiuvati da Neville Darewski, l´ufficiale britannico del SOE conosciuto come maggiore Temple. Il posto “giusto” venne individuato nelle colline tra la Langa astigiana e cuneese, quel territorio che Beppe Fenoglio ne Il partigiano Johnny definì “l’ arcangelico regno dei partigiani“. Qualche settimana dopo l’entrata in funzione, durante uno dei rastrellamenti tedeschi, i militi del Terzo Reich ararono la pista per metterla fuori uso. Ma i partigiani, tenaci e motivati, non si persero d’animo e la ripristinarono fino a raggiungere un’estensione di 1100 metri. Quello che fu definito “uno dei più audaci progetti nella storia della seconda guerra mondiale“, terminato il conflitto ritornò ad essere un terreno che ospitava mais, granoturco e un pioppeto. Rimase, tuttavia, ben impresso nella memoria della gente. Un ricordo vivo, indelebile che ora è conservato nel museo che ricorda il glorioso “Excelsior” che, tradotto in italiano, significa letteralmente “più in alto“. Dopo anni di ricerche storiche, ideazione di installazioni interattive e multimediali, risistemazione e allestimento degli spazi, è visitabile la mostra documentaria permanente fortemente voluta da Israt ( l’istituto storico della Resistenza nell’astigiano), Comune di Vesime e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale. I visitatori si trovano di fronte un percorso articolato in sei momenti, attraverso i quali possono rivivere la costruzione dell’Excelsior, scoprendo la storia e i protagonisti che hanno dato vita a quella memorabile impresa e il ruolo che essa ha giocato all’interno del processo di liberazione dell’Italia. Ogni istallazione offre tutte le informazioni necessarie, proiettando all’interno di un’operazione militare, rendendo il percorso coinvolgente e permettendo, attraverso una forte partecipazione emotiva, di acquisire dei contenuti storici molto dettagliati e puntuali. Un grande “gioco di squadra“, come fu nella realtà la collaborazione tra la missione alleata, i partigiani e la popolazione civile. Una emozione forte da vivere, come venne ricordato il giorno dell’inaugurazione, “chiudendo gli occhi e immaginando di udire il rumore degli aerei”. Con una differenza di non poco conto: quello che altrove era un orribile frastuono che annunciava bombardamenti e morte dal cielo, a Vesime si presentava come un concreto messaggio di speranza.


Marco Travaglini