Mike Bongiorno, partigiano in Piemonte

Nato a New York il 26 maggio 1924 il suo vero nome era Michael Nicholas Salvatore Bongiorno. Statunitense naturalizzato italiano (la madre era torinese, il nonno paterno siciliano), Mike Bongiorno è stato tra i volti più noti della nostra Tv. Tornato ancora bambino con la madre a Torino vi frequentò il Liceo classico. Sfollato con sulle montagne piemontesi, grazie alla sua conoscenza dell'inglese, fu impegnato come staffetta tra le formazioni partigiane e gli alleati, che raggiungeva in Svizzera. Catturato in Val d’Ossola, a Cravegna di Crodo, durante una di queste missioni Mike Bongiorno si salvò miracolosamente dalla fucilazione. L’episodio lo sognò moltissimo e fu lo stesso uomo di spettacolo a raccontarlo in diverse interviste. Era la seconda settimana dell’aprile 1944 quando decise, su consiglio di alcuni compagni di lotta partigiana, di espatriare in Svizzera. Dalla zona di Sauze d'Oulx raggiunse la valle Antigorio, a ridosso del confine elvetico. Prese alloggio con altri fuggiaschi all’Albergo Alpino di Cravegna ma proprio la notte in cui stavano preparando al viaggio oltre frontiera verso la località svizzera di Binn avvertirono l’improvviso avvicinarsi di mezzi a motore e un insistente latrato di cani. Presi dal panico e dalla disperazione cercarono di distruggere ogni cosa compromettente bruciandola nel camino. “Io avevo un pacco di documenti – raccontò Mike Buongiorno - e li buttai dalla finestra. Ci ritrovammo in cortile faccia al muro, illuminati dai fari. C’era anche mia madre. Pensavo, qui ci fucilano”. Invece, accadde un miracolo. Con i tedeschi della Gestapo c’erano anche alcuni italiani della Decima Mas. Uno di loro si avvicinò a Mike per perquisirlo e gli trovò in tasca un libretto con nomi e indirizzi di gente fuggita in Svizzera, fra i quali parecchi ebrei, che Bongiorno aveva disgraziatamente dimenticato di distruggere nella foga di quei momenti. Il soldato lo sfogliò ma non disse niente. Incredibilmente, anziché consegnarlo alla Gestapo, lo rimise nella tasca del prigioniero, gli sorrise e si allontanò. “Allora – raccontava Mike - ho preso il libriccino e, pagina per pagina, me lo sono mangiato”. Paradossalmente era stato un membro del gruppo a tradirli e denunciarli alla Gestapo ma fu un fascista a salvargli la vita. Ancora più paradossale ciò che accadde dopo: i nazisti decisero di non fucilarlo subito perché nei documenti che Mike aveva gettato dalla finestra e che loro avevano recuperato c’era anche il suo passaporto americano. Probabilmente immaginarono di aver a che fare con un agente segreto e che sarebbe stato più utile lasciarlo in vita. Dopo alcuni mesi trascorsi nel carcere di San Vittore, Mike Bongiorno fu destinato alla deportazione in Germania. Nel settembre del 1944 transitò per il campo di concentramento di Bolzano  dal quale, dopo essere stato tenuto in isolamento per un paio di settimane, fu deportato nel lager tirolese di Reichenau, a Innsbruck. Nell'inverno fu trasferito nel lager di Spittal in Carinzia dal quale poté uscire nel gennaio del 1945  grazie a uno scambio di prigionieri. Tornato negli Stati Uniti,dove viveva suo padre,Bongiorno iniziò a New York la sua collaborazione alle emissioni radiofoniche in italiano de La voce dell'America. Il lavoro che lo vide impegnato nel 1946 presso la sede radiofonica del quotidiano Il progresso italo-americano fu una sorta di trampolino di lancio per la Tv di Stato italiana. Bongiorno tornò in Italia nel 1952, inviato di WOV – la seconda stazione radiofonica italoamericana di New York - per realizzare alcuni documentari  con intenti divulgativi e d’informazione sulla ricostruzione del dopoguerra e ricevette la proposta di collaborare a programmi sperimentali della televisione italiana. Fu Vittorio Veltroni, uno dei pionieri della Rai, a scoprirne il talento offrendogli un contratto di collaborazione per il Radiogiornale. Nel 1953 esordì con la prima trasmissione per la RAI intitolata Arrivi e partenze per poi, nel tempo, inanellare una serie di successi di pubblico con trasmissioni come Lascia o raddoppia?, Rischiatutto, Scommettiamo? e con la conduzione di ben undici edizioni del Festival di Sanremo. Il passaggio alla TV commerciale non ne ridusse la popolarità che non si è affievolì neppure dopo la rottura con Mediaset alla fine del 2008. Mike Bongiorno nel 2003 ottenne la cittadinanza italiana e gli venne consegnata la laurea honoris causa nel 2007 dall'Università IULM di Milano. Nello stesso anno pubblicò presso Mondadori un volume di memorie, La versione di Mike, nel quale largo spazio venne dedicato al periodo della guerra, della Resistenza e della deportazione. Morì a 85 anni per un infarto l’8 settembre del 2009 mentre si trovava in vacanza nel principato di Monaco.



Marco Travaglini