Ottobre 1938, l'addio alla Spagna delle Brigate Internazionali
Despedida in spagnolo significa partenza, addio. Ma è anche la parola con la quale si ricorda l’omaggio tributato dai catalani di Barcellona ai volontari stranieri delle brigate Internazionali che lasciavano la Spagna in seguito alla scelta unilaterale del governo repubblicano di smobilitare le loro formazioni per indurre la Società delle Nazioni a pretendere il ritiro dei “volontari” italiani, tedeschi e portoghesi che combattevano nella fila dei nazionalisti di Francisco Franco. Ottantacinque anni fa, venerdì 28 ottobre 1938 i combattenti delle Brigate Internazionali sfilarono per un’ultima volta sulla Diagonale di Barcellona davanti a duecentomila persone e alle massime autorità repubblicane. Dolores Ibarruri, la Pasionaria, li salutò con queste parole: “Compagni delle Brigate Internazionali! Potete partire a testa alta. Voi siete la storia. Voi siete la leggenda, siete l’esempio eroico della solidarietà e dell’universalità della democrazia!”. L’affetto della popolazione si manifestò in mille modi: applausi, lacrime, grida d’incitamento, lanci di fiori al passaggio dei combattenti stranieri provenienti da cinquantadue paesi dei cinque continenti. Gli altoparlanti annunciarono alla città l’inizio della sfilata con poco anticipo. La situazione consigliava la massima prudenza poiché le truppe fasciste e franchiste erano a ridosso della frontiera dell’Ebro e la loro aviazione bombardava con frequenza i quartieri di Barcellona e le località catalane. Tutto ciò non impedì quell’incredibile commiato durate il quale avvenne anche il trasferimento delle bandiere e delle armi delle Brigate Internazionali all’esercito repubblicano spagnolo. La Despedida fu uno degli atti conclusivi della guerra civile spagnola, preludio e prova generale della Seconda guerra mondiale. Cinque mesi dopo, in primavera, si affermarono i golpisti di Francisco Franco con l’aiuto fondamentale dei nazisti che inviarono la divisione aerea Condor, forte di circa seimila uomini, e dei fascisti italiani che oltre all’aviazione e alla marina impiegarono in totale circa sessantamila uomini, dieci volte più degli alleati tedeschi. Tornando a “las brigadas internacionales” va ricordato che tra il ’36 e il ’37, a difesa del governo repubblicano, arrivarono in Spagna circa quarantamila volontari che formarono queste brigate. Un quarto di loro persero la vita in combattimento e altrettanti furono i dispersi e i feriti gravi. Altri cinquemila uomini combatterono inquadrati nelle unità dell’esercito repubblicano e diverse migliaia furono impiegati nei servizi sanitari o ausiliari. I primi contingenti, organizzati dalla Terza Internazionale, entrarono clandestinamente in Spagna attraverso la frontiera francese nell’ottobre 1936 e dopo aver ricevuto un addestramento sommario ad Albacete, raggiunsero Madrid assediata dai nazionalisti. Una vera e propria internazionale antifascista composta da diecimila francesi, cinquemila tedeschi, tremilatrecentocinquanta italiani, duemilaottocento statunitensi, duemila inglesi, mille canadesi e diverse centinaia di jugoslavi, albanesi, ungheresi, belgi, polacchi, bulgari, cecoslovacchi, svizzeri, nordeuropei, messicani e africani. La partecipazione dei volontari italiani, inquadrati nella Brigata Garibaldi, fu tra le più consistenti e venne guidata sul campo da alcuni dei maggiori esponenti dell’antifascismo: i comunisti Togliatti, Longo, Di Vittorio e Vidali, il socialista Nenni, il repubblicano Pacciardi, l’anarchico Camillo Berneri e Carlo Rosselli, dirigente di Giustizia e Libertà. Molti dei più importanti intellettuali del tempo sostennero la causa della Repubblica come George Orwell, che combattè nelle milizie del POUM, Ernest Hemingway e John Dos Passos che scrissero romanzi e reportage, osservarono, raccontarono. Le Brigate internazionali ebbero un ruolo determinante nella difesa di Madrid, distinguendosi nella battaglia di Guadalajara nel marzo 1937 e nelle grandi offensive repubblicane su Belchite (agosto ’37), Teruel (dicembre ’37 – gennaio ’38) e sull’Ebro (luglio 1938). Pablo Neruda, grande poeta cileno amico del poeta spagnolo Garcia Lorca, ucciso dai falangisti nel 1936, dedicò alla terra per cui anche egli aveva combattuto la raccolta di poesie Spagna nel cuore. E scrisse questi versi, in Arrivo a Madrid della Brigata Internazionale : “Quando non avevamo altra speranza che un sogno di munizioni, quando ormai credevamo che il mondo fosse pieno soltanto di mostri divoratori e di furie; compagni, allora, allora, vi ho veduti, e i miei occhi sono tuttora pieni di orgoglio”.
Marco Travaglini