Pensieri partigiani. Ada Gobetti

 Il 14 marzo 1968 moriva a Torino a 66 anni Ada Prospero Gobetti. A 21 anni aveva sposato Piero Gobetti che morì tre anni dopo, nel 1926, a Parigi per i postumi di un'aggressione fascista, lasciandola con il figlio di pochi mesi. Negli anni trenta collaborò con l'antifascismo di Giustizia e Libertà. Nel 1943 organizzò e coordinò le squadre partigiane in Val Germanasca e Val di Susa (dove si trovava anche il figlio Paolo). Fu fra le organizzatrici dei Gruppi di difesa della donna. Diventò commissaria politica della IV Divisione GL "Stellina" fino al grado di maggiore. Le venne conferita la medaglia d'argento al valor militare. Dopo la liberazione fu nominata dal CLN vicesindaco di Torino. Fu giornalista e pedagogista, redattrice di Educazione democratica e Riforma della scuola. Nel 1956 pubblicò "Diario partigiano". Negli ultimi anni, colpita da un infarto, scrisse un suo "testamento spirituale". Ecco alcune frasi: “Verrà al mio funerale gente per semplice convenienza, per curiosità o anche ozio o per necromania; ma verranno anche quelli che mi hanno voluto bene e a cui ho voluto bene. Ho voluto bene a molti, in modo più o meno intenso, ma posso dire con coscienza che non ho mai avvicinato un essere umano senza sentirmi in qualche modo legata da un senso di solidarietà. Il che non vuol dire che abbia voluto bene indiscriminatamente a tutti. Ho odiato certe persone per le idee che sostenevano o rappresentavano: ho odiato i fascisti e – pur umanamente comprendendo e compatendo gli individui – non ho esitato a lottare contro di essi. Per questo non sono pacifista. Odio tutte le forme di neutralità. Penso che si deve avere un’idea e per questa battersi, non impersonalmente, ma con tutta la passione più viva”.