Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?
“Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don..”. Così inizia “ Il sergente nella neve”, diario autobiografico del sergente maggiore dei mitraglieri Mario Rigoni Stern, alpino del battaglione Vestone ,della divisione alpina Tridentina. Il libro uscì settant’anni fa, nel 1953, sedicesimo de "I Gettoni" di Einaudi, la collana diretta da Elio Vittorini, con il sottotitolo “Ricordi della ritirata in Russia”. Il racconto di Rigoni Stern – la prima stesura del diario l’aveva scritta nel Lager I B, in Masuria, Prussia Orientale, non molto distante dall’odierna Kaliningrad - colpì per la forza e per l’umanità della testimonianza, del tutto priva di retorica, su avvenimenti tragici come la ritirata di Russia. Il romanzo, diviso in due parti distinte ( "Il caposaldo" e "La sacca" ) racconta i tre mesi in cui gli alpini italiani,sulle rive del Don, ricevono l’ordine della ritirata (era il 17 gennaio del 1943) e, con fatica e dolore, fame e freddo, s’incamminano nelle steppe russe “un passo dietro l'altro, un passo dietro l'altro”. Stremati, affamati, consapevoli dell’inutilità della guerra; si mettevano in bocca la neve per simulare la masticazione del cibo; senza più armi né munizioni,sull'orlo del tracollo psicologico e fisico, a rischio di congelamento. Eppure non persero il senso dell’umanità , come nel caso dell’incontro coi soldati russi in un’isba ove i nemici divisero il cibo con i nemici, in un clima di pace e serenità (“Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini”). Accanto a Mario, protagonista e narratore, ci sono Marangoni e Bodei, Giuanin ,Moreschi e tanti altri che condividono le stesse ansie e fatiche, ponendosi la stessa domanda, carica di speranza ( “Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?”).Un libro che, sessant’anni dopo, non ha perso un filo della sua freschezza e autenticità, vincendo l’usura del tempo. Al sergente nella neve si è ispirato anche l’attore Marco Paolini che ne ha fatto uno spettacolo teatrale di grande successo. Rileggendolo ora , a otttant’anni di distanza dai fatti narrati, si coglie il senso di un discorso equilibrato e struggente.
Marco Travaglini