Torino negli anni di piombo

Ci sono eventi che fanno parte delle memoria di Torino come il sanguinoso assalto del commando di terroristi di Prima Linea alla SAA, la Scuola di Amministrazione aziendale di via Ventimiglia, la prima business school italiana, fondata a Torino negli anni ’50 ,specializzata nella formazione manageriale. Era l’11 dicembre del 1979 e in quel tragico pomeriggio, in meno di un’ora, sequestrarono oltre duecento persone tra studenti e docenti. Dieci di loro, cinque studenti e cinque professori, costretti a sedersi per terra con la testa verso il basso, furono feriti alle gambe dai terroristi. Ripensare agli anni bui del terrorismo è indispensabile per ridare sensibilità alle coscienze al giorno d’oggi. Quando iniziò la stagione terribile del terrorismo in Italia? Quando comparve la violenza organizzata elevata e giustificata a confronto politico sotto altre forme? Domande ineludibili in particolar modo per i più giovani che nei programmi scolastici trovano poche tracce per colmare le lacune sulla storia recente del nostro paese e poco possono trarre dalle testimonianze famigliari i cui ricordi sono oramai sbiaditi. Ricostruire il clima di quegli anni, le tragedie che si consumarono è essenziale per dare piena consapevolezza di quanto dura e dolorosa sia stata la lotta per difendere le istituzioni e la democrazia dagli attacchi del terrorismo. Nella nostra regione un ruolo importante venne svolto dal Comitato Resistenza e Costituzione, organismo nato in seno al Consiglio regionale nel 1976 con l’obiettivo di riaffermare i valori e gli ideali della lotta di Liberazione. In quel periodo sanguinoso e difficile il Comitato pose con energica determinazione l’obiettivo di rafforzare il senso dello Stato, la sua forza basata sulla democrazia e sul coraggio di quegli uomini, magistrati e forze dell’ordine innanzitutto, che quella democrazia avevano il compito di difendere anche a costo della propria vita. Il Consiglio regionale di allora, presieduto da Dino Sanlorenzo, era convinto che il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. Decisiva fu la mobilitazione degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un nemico della democrazia, il terrorismo, che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda in crisi, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi con la schiena dritta sull’altare della giustizia. Dal 1976 al 1978 si tennero più di 1.400 iniziative, la metà promosse dalle autonomie locali, oltre 350 assemblee di fabbrica alla presenza delle forze politiche democratiche, un’ottantina di assemblee scolastiche nella sola provincia di Torino, alcune centinaia di manifestazioni organizzate dalle associazioni partigiane. Nel 1978 venne lanciata una petizione con l’obiettivo di promuovere un’azione di solidarietà nel momento più delicato e critico della celebrazione del processo alle Brigate rosse che era stato rinviato dal maggio dell’anno prima. In poco tempo la petizione raccolse più di 300 mila firme. Un lavoro enorme, un impegno straordinario che è utile ricordare per non offuscare la memoria di quel tempo, il clima orribile e il ricordo sanguinoso degli “anni di piombo”.


Marco Travaglini