Focus sul colonialismo italiano

È aperta a Torino, a palazzo Chiablese, fino al 25 febbraio, la mostra “AFRICA. Le collezioni dimenticate”. Una mostra importante, che offre preziosi spunti per una riflessione sul nostro passato di paese colonizzatore. Attraverso i numerosi reperti restaurati e per lo più ignoti al pubblico, frutto di vari momenti della colonizzazione italiana nel continente africano, dalle razzie alla ricerca etnografica, dalle spoliazioni ai doni ufficiali, è possibile rileggere criticamente una parte della nostra storia nascosta o raccontata in modo reticente: episodi di feroce conquista, atrocità quali l'uso di gas nello sterminio delle popolazioni libiche ed etiopiche. Alla mostra è stato legato un "programma di disseminazione" culturale per aprire un dibattito su questioni che riguardano sia "la decostruzione delle narrazioni coloniali sia le nuove cittadinanze". Legato a questo programma l' "Omaggio ad Angelo Del Boca. Partigiano, giornalista, pioniere della storia del colonialismo italiano". "E' stato il maggiore storico del colonialismo italiano - scrive Alberto Negri su il Manifesto l'8 luglio 2021, giorno della sua morte - il primo studioso italiano ad occuparsi della ricostruzione critica e sistematica della storia politico-militare dell'espansione italiana in Africa orientale e in Libia, e primo tra gli storici a denunciare i numerosi crimini di guerra compiuti dalle truppe italiane durante le guerre coloniali fasciste". Il suo libro forse più famoso, di alta divulgazione, si intitola "Italiani brava gente?". (2009) L'Omaggio ad Angelo del Boca si è svolto al Polo del '900 il 15 novembre scorso. Coordinati da Bruno Gambarotta, hanno parlato della sua opera la scrittrice Maria Abbedu Viarengo, gli storici Aldo Agosti, Carlo Greppi, Nicola Labanca. Bekele Shiferaw dell'Università di Addis Abeba ha voluto ricordare la motivazione della laurea honoris causa in storia dell'Africa conferita ad Angelo Del Boca nel 2014 dall'Università di Addis Abeba, unico storico italiano ed europeo insignito di tale onorificenza. Riportiamo qui il testo della motivazione per il denso significato che esso assume anche nel nostro presente.

“ Sei stato un illustre studioso italiano le cui numerose opere pubblicate, e molto apprezzate, frutto di obiettività esemplare e di ricerche meticolose, hanno dato un contributo enorme alle nostre conoscenze riguardo all’Italia in Africa, alle relazioni fra Etiopia e Italia e alla guerra d’Etiopia del 1935-1941. Malgrado l’ostilità manifestata da certuni nel tuo Paese, hai denunciato coraggiosamente le brutalità del fascismo in Etiopia e le sue azioni genocidarie in Libia. Hai fornito prove chiare aldilà di ogni possibile dubbio – e suffragate dalle stesse fonti ufficiali italiane – dell’uso di gas tossici in Etiopia da parte dei fascisti, e ciò ha reso impossibile continuare a negare questo fatto, ben noto da sempre a livello internazionale ma non ancora riconosciuto da alcuni. In veste di intellettuale pubblico, sei stato attivo nei mass media a sostegno dell’Africa e dell’Etiopia su questioni importanti. Ti sei impegnato in prima persona nel movimento per la restituzione dell’Obelisco di Aksum. In qualità di grande amico dell’Etiopia, hai contribuito alla riconciliazione e al ristabilimento di buoni rapporti fra l’Italia e l’Etiopia.”