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25 aprile, ottant'anni di libertà

2025-04-16 09:28

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Note a margine - La rubrica di Marco Travaglini, 25 Aprile, Note a margine, Marco Travaglini, ANPI Giambone, Liberazione, Mauro Biani, Gianni Oliva,

25 aprile, ottant'anni di libertà

L'Italia celebra, questo 25 aprile, l'80 anniversario della Liberazione, "fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità", come ricordato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'ultimo discorso di fine anno. Tenere viva la memoria si configura oggi come un atto di resistenza. Una resistenza capace di reggere il tempo, di sconfiggere i tentativi di revisione, di presentare i valori scaturiti da una delle stagioni cruciali per la nostra democrazia con la necessaria chiarezza. Mai come ora, a ottant’anni da quei giorni di aprile del 1945, da quella giornata intensa di lotta e libertà, scandita dalla proclamazione dell’insurrezione generale da parte del Comitato di liberazione nazionale alta Italia, si avverte l’esigenza o, ancor meglio, il dovere civile della pratica concreta e quotidiana dell’antifascismo. I valori democratici sono per definizione antifascisti, come ha ricordato più volte lo storico Gianni Oliva. Lo sono poiché la democrazia si basa su principi di libertà, pluralismo e rispetto delle istituzioni, tutti elementi incompatibili con un regime dittatoriale. Il fascismo negò le libertà fondamentali, represse ogni dissenso e impose un modello politico totalitario. In questo senso, chiunque difenda la democrazia non può che essere antifascista, in quanto rifiuta ogni forma di governo che si fondi sulla soppressione delle libertà individuali e collettive. Ottant’anni fa il Paese, pur ridotto in macerie dalla guerra fascista e segnato da profonde divisioni politiche ed umane, seppe iniziare un nuovo cammino. La memoria cha anche il compito di ”far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista”, come più volte sottolineato dal Presidente Mattarella. Soprattutto oggi, con un governo di destra che, nei suoi esponenti di punta, ha dimostrato nei fatti di non riconoscere il valore dell’antifascismo in modo aperto, chiaro, inequivocabile, diretto, senza ambiguità. Per questo è indispensabile cercare di ricucire i frammenti di una memoria collettiva sempre più labile, sempre più frammentaria. Lo dobbiamo a chi lottò allora per liberare l’Italia e lo dobbiamo a tutti noi.

Marco Travaglini

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L'Italia celebra, questo 25 aprile, l'80 anniversario della Liberazione, "fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità", come ricordato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'ultimo discorso di fine anno. Tenere viva la memoria si configura oggi come un atto di resistenza. Una resistenza capace di reggere il tempo, di sconfiggere i tentativi di revisione, di presentare i valori scaturiti da una delle stagioni cruciali per la nostra democrazia con la necessaria chiarezza. Mai come ora, a ottant’anni da quei giorni di aprile del 1945, da quella giornata intensa di lotta e libertà, scandita dalla proclamazione dell’insurrezione generale da parte del Comitato di liberazione nazionale alta Italia, si avverte l’esigenza o, ancor meglio, il dovere civile della pratica concreta e quotidiana dell’antifascismo. I valori democratici sono per definizione antifascisti, come ha ricordato più volte lo storico Gianni Oliva. Lo sono poiché la democrazia si basa su principi di libertà, pluralismo e rispetto delle istituzioni, tutti elementi incompatibili con un regime dittatoriale. Il fascismo negò le libertà fondamentali, represse ogni dissenso e impose un modello politico totalitario. In questo senso, chiunque difenda la democrazia non può che essere antifascista, in quanto rifiuta ogni forma di governo che si fondi sulla soppressione delle libertà individuali e collettive. Ottant’anni fa il Paese, pur ridotto in macerie dalla guerra fascista e segnato da profonde divisioni politiche ed umane, seppe iniziare un nuovo cammino. La memoria cha anche il compito di ”far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista”, come più volte sottolineato dal Presidente Mattarella. Soprattutto oggi, con un governo di destra che, nei suoi esponenti di punta, ha dimostrato nei fatti di non riconoscere il valore dell’antifascismo in modo aperto, chiaro, inequivocabile, diretto, senza ambiguità. Per questo è indispensabile cercare di ricucire i frammenti di una memoria collettiva sempre più labile, sempre più frammentaria. Lo dobbiamo a chi lottò allora per liberare l’Italia e lo dobbiamo a tutti noi.

Marco Travaglini



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